A cura di Rosa Cuccurullo
Ho conosciuto Sergio Etere durante un'estemporanea in occasione della Festa di Flos Carmeli tenutasi ad Agropoli presso lo Spazio d’Arte Carmine Pandolfi, notando subito la sua grande energia creativa. Le sue opere nascono da un impulso interiore che si sviluppa attraverso l'uso istintivo del gesto e dell'azione sfociando in una pittura mai passiva ma anzi fibrillante, che risponde ad esigenze non solo di tipo formale: si tratta di “...mettere ordine al disordine”, come è lui stesso a dire.
Il quadro non è strutturato ma nasce seguendo l'intuizione di un istante imprevisto, di un ingorgo emozionale che prende forma e si realizza.
Le sue tavole di compensato ad acrilico, i piatti e gli stessi vasi dai colori vivaci e sgargianti - azzurro, verde, giallo, turchese, viola, arancio - corrispondono ad una tavolozza variegata di tonalità in cui si sovrappongono incrociandosi ripetutamente grumi e rilievi che riempiono lo spazio, quasi a comporre con entusiasmo primigenio memoria e azioni, ricordi e rapporti.
Siamo lontani dai modi tradizionali di fare pittura. L'intera produzione artistica di Sergio è, infatti, una somma addizionale: la realizzazione di un tessuto pulsante, vivo, di un'energia vulcanica che non conosce quiete.
Il “mettere ordine” che l'artista salernitano persegue distribuendo colori risulta essere, in fondo, un gioco continuo in cui all'espressione subitanea di sensazioni si combinano tracce di svelamenti biografici, un gioco che, secondo modalità differenti, appartiene, profondamente, a tutti noi.
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