venerdì 30 gennaio 2015



Una pittura istintuale quella di Sergio Etere, che non si prefigge mete predefinite, ma che valorizza il presente, l’atto creativo che si fa cosa, per chiarirsi e chiarire il mondo e il proprio sé. Protagonista è il colore, che “urla” la sua dignità, il suo voler essere guida in cammini di esplorazione.
Il tratto soggettivo, però, se pure immediato, presuppone un sostrato: sono emozioni, passioni, ideali, che si reificano per essere espressi, per vivere oltre il momento. Una comunicazione biunivoca si instaura tra l’io e l’ambiente, tra l’artista e il pubblico. Non un semplice discorso empatico quello che si produce nel rivelarsi dell’opera; sono corrispondenze metafisiche che legano l’opera e l’uomo, l’individuo e la pluralità: lo sguardo coglie il messaggio e lo fa proprio, la naturalezza dello scambio favorisce la comprensione, l’individuazione delle basi comuni produce spazi di riflessione; il fatto artistico è essenzialmente fatto umano, il solipsismo si stempera nell’auspicata partecipazione, ma su tutto aleggia una tensione all’oltre, all’indefinito. Non possono trovarsi risposte, ma domande e strade sempre nuove, e il fascino è proprio questo, nel sentire appieno la vita, le sue contraddizioni, le sue incompletezze: le elaborazioni di Sergio Etere riescono a darne ragione e interpretazione.
Annette Armoise 2014

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